Vigna Chinet

la storia

Villa Settecentesca​

villa settecentesca

Residenza storica

Le prime notizie su vigna Chinet si hanno da una prospettiva della collina torinese datata 1690, con l’indicazione delle vigne torinesi, disegno a matita per mano di Simone Formento oggi depositato alla Biblioteca Reale di Torino. Amedeo Grossi nella “Guida alle Cascine e Vigne del Territorio di Torino e contorni” (tomo I e II – Torino 1790), così recita: << Chinet vigna con casino e Cappella del Sig. Gio. Bat. Chinet mercante Pellizzaro situata alla destra della strada di S. Mauro nella Valle di Sassi in vicinanza del ponte di Barra: questo casino sebben sia elevato, vi si ha nulla di meno l’accesso in carrozza stante la nuova strada formata dal medesimo. In detta Cappella evvi un bellissimo quadro esprimente i tre Re Magi; e per diverse parti della vigna vi sogno ameni passeggi..>>

Dai documenti e dalle testimonianze rimasti, appare evidente che il Chinet, Pellizzaro di casa Savoia, mirava ad una vigna di comodo accesso e di giardini ben curati Agli inizi del 1800 vi trovarono degnissima dimora gli Avogadro di Quaregna tra i quali lo scienziato Amedeo (1776 – 1857) ed i Promis. Domenico Promis, storico di chiara fama, ne divenne proprietario nel 1844, lasciandola in eredità all’altrettanto famoso figlio Vincenzo che villeggiò alla vigna fino al 1890; gli successero quindi la madre e la sorella che vi soggiornarono sin dopo il 1910 quando la vigna passò alla famiglia degli attuali proprietari.

Della bella Cappella oggi non rimane traccia così come del giardino all’italiana del quale però è rimasto il disegno originario del 1779 in una planimetria della proprietà allegata ad un documento del 1781 (Ins. di Torino, 1.6° c. 1337 – Avico Topografo – Torino 2 luglio 1779). Era un giardino all’italiana, rettangolare con otto aiuole a spicchi delimitate da altrettanti vialetti che partivano a raggiera dal rondò centrale: poco spazio comunque, a paragone dei prati e dei vigneti che circondano la casa per circa 13 giornate.